A Capri c'è un punto in cui il glamour e la mondanità finiscono e la natura torna a farla da padrone. E' alla fine di Via Camerelle, quando la sfilata di boutique d'alta moda finisce e comincia la ripida ma breve salita che porta a via Tragara. La strada è pianeggiante e ben tenuta, affiancata da alberghi di lusso e splendide ville, di cui si possono intravedere solo i portoni e la ricca vegetazione che ne protegge l'interno da sguardi indiscreti.
Tra gli edifici che si possono notare lungo la strada spicca la Chiesa Evangelica Tedesca, in stile tipicamente transalpino, inusuale per l'architettura caprese, Villa Discopoli, abitata dallo scrittore Rainer Maria Rilke, Villa Lo Studio, dove soggiornò il poeta Pablo Neruda, e l'Hotel Punta Tragara, in cui c'è anche la mano dell'architetto Le Corbusier.
Via Tragara termina con un suggestivo belvedere a terrazza sui Faraglioni, mentre a destra si possono ammirare l'abitato caprese con le case arrampicate sui pendii, Monte Castiglione sovrastato dal castello, Monte Solaro e la baia di Marina Piccola.
Pizzolungo
Dal belvedere di Tragara si arriva dalla stradina che costeggia la terrazza sulla destra, alla passeggiata del Pizzolungo che conduce fino all'Arco Naturale.
Il Pizzolungo è uno dei tragitti più suggestivi dell'isola di Capri. Piacevole d'estate e spettacolare d'inverno, quando si resta incantati dinanzi alla forza del vento gelido e delle mareggiate che illuminano il panorama di quei colori che hanno ipnotizzato così tanti artisti.
La montagna è ricoperta dalla fitta e spontanea vegetazione della macchia mediterranea con mirto, euforbie, ginestre, qualche agave, altre specie della flora caprese e pini marittimi. Si ha l'illusione d'essere lontani dal mondo e fuori dal tempo, quando protagonisti dell'isola di Capri erano le rocce e il mare. Durante il cammino, che non prevede punti di ristoro, si incontrano circa 775 gradini alternati a tratti pianeggianti.
Ogni tanto ci si può riposare sedendosi sulle panchine o sostando su un belvedere panoramico, di cui il tragitto abbonda. Il percorso prosegue ameno fino ad incontrare una stretta e ripida scala che porta alla Grotta di Matermania. Gli studiosi attribuiscono a due divinità i riti di culto che si tenevano nella grotta: Mitra o Cibele, dea della fecondità. Lasciata la grotta bisogna salire ancora circa 200 gradini per arrivare in cima dove, percorrendo una stradina sulla destra, si arriva all'Arco Naturale.
Arco Naturale
L'Arco Naturale, una strepitosa scultura paleolitica, è ciò che resta di una profonda e altissima cavità in origine sotterranea e, dopo una frana, divenuta scoperta. L'incoerenza della roccia ha determinato il continuo sgretolamento fino a ciò che oggi si può osservare: un tratto della volta largo 12 metri sospeso a circa 18 metri d'altezza dal suolo, dalle fattezze di un ponte naturale fra due pilastri di roccia. L'Arco Naturale si trova sopraelevato rispetto al livello del mare e la sua spaccatura semicircolare inquadra un panorama da favola...
Grotta di Matermania
La grotta è chiamata comunemente Grotta di Matermania ma è conosciuta anche come Grotta del Matrimonio o di Matromania. È una cavità lunga circa 30 metri e larga 20, con un'altezza media di 10 metri. Dai ritrovamenti avvenuti al suo interno non è chiaro a quale divinità fosse dedicata nell'antichità, anche se è certa la destinazione sacra del luogo. Vi si attribuiscono il culto del dio Mitra, che aveva nelle grotte il luogo eletto per i rituali, o di Cibele, dea della natura, degli animali e dei luoghi selvatici.
In epoca romana la Grotta di Matermania fu stata trasformata in un lussuoso ninfeo, dove ci si riuniva per banchettare, riposarsi e dedicarsi, diciamo così, ai piaceri della vita.